Mi sembra banale è la frase che ultimamente ripeto troppo spesso.
Dopo tanto tempo che fai blogging e relativi contenuti per i social, che ti occupi di comunicazione online per te stessa o per le tue clienti tutto inizia a sembrarti banale.
Studiare a volte è anche controproducente: più studi più hai la sensazione di non aggiungere niente di nuovo, più inizi a pensare che tutto è già stato scritto e qualsiasi cosa deciderai di aggiungere all’argomento sarà banale.
La paura della banalità è quella che spesso ferma dal pubblicare un buon contenuto ed è un errore.
Viviamo in un mondo iperconnesso, eccessivamente carico di informazioni, quindi è vero, è stato già detto tutto.
Ma personalmente conto almeno due motivi per continuare a parlare e scrivere degli argomenti che ci appassionano e che sono di nostra competenza.
Il primo è che chi ci segue vuole sapere la nostra opinione, è di noi che si fida, è da noi che vuole avere quell’informazione. Un po’ come decidere di informarsi seguendo una testata giornalistica piuttosto che l’altra: è una questione di fiducia, ma anche di tono di voce, di modo di scrivere e spiegare. Non dobbiamo preoccuparci di essere a tutti i costi originali, dobbiamo essere onesti con i nostri lettori. Come farlo?
Cercando di ricordarci che lo stesso contenuto spiegato da persone diverse non suonerà mai banale perché la nostra impronta è unica.
La seconda ragione è che quello che a noi sembra banale può non esserlo per qualcun altro.
Quello che noi abbiamo già studiato e acquisito per qualcun altro sarà un argomento nuovo. Soprattutto nel mondo del digital, dei social e del blogging, studiare da fonti aggiornate anche se gli “argomenti sono sempre gli stessi” fa sentire più sicuro chi si approccia a questo mondo.
Spesso oltre a sentirmi banale mi sento anche ripetitiva: . Capisci bene che in questo modo si passa all’autosabotazione in un secondo. Prendi gli articoli sul valore, missione, visione… li hanno scritto tutte le mie colleghe ed anche chi spesso si è formato quanto me per scriverne.
Tuttavia dobbiamo ricordarci sempre che non tutti ci seguono da sempre.
C’è chi appassionatamente ci segue dal nostro primo post e chi è arrivato ieri, quindi ciclicamente parlare e ripetersi sugli argomenti principali che caratterizzano i nostri brand, oltre a non essere noioso è necessario. E poi diciamocelo, noi stessi non ci ricordiamo tutto quello che abbiamo scritto, dubito che anche il fan più fedele ci riesca.
Credo che tutto questo discorso possa riassumersi così: scriviamo dei “nostri argomenti” in modo semplice onesto e trasparente, senza preoccuparci troppo di sbagliare e non essere sempre super originali, non serve nessuna delle due cose.
Ho imparato ad accettare la mia banalità come parte del mio essere. Non cerco più la perfezione o l’originalità a tutti i costi. È attraverso la mia semplicità e la mia onestà che posso autenticamente connettermi con chi mi legge, con chi mi segue.
E forse, nel mare di contenuti iperconnessi, è proprio questa autenticità a emergere. È un atto di resistenza contro l’assalto di informazioni banali, perché la mia banalità è diversa, è personale, è autentica. Ed è questa autenticità che rende ogni parola che scrivo importante per qualcuno là fuori.
In fondo, mi rendo conto che non è banale essere banali. È il nostro modo di affrontare questa banalità a renderci unici. E se la perfezione è noiosa, la nostra banalità diventa la tela su cui dipingiamo un quadro unico, autentico e prezioso.
La consapevolezza che ogni parola che scrivo potrebbe essere la prima per qualcuno è ciò che mi motiva a continuare. Anche se l’argomento può sembrare noto o già discusso, c’è sempre qualcuno che sta iniziando questo viaggio con me. È per loro che mi metto in gioco ogni volta, senza lasciarmi frenare dalla paura di sembrare banale o ripetitiva.
Questa realizzazione mi ha liberato da un peso che portavo, quello di dover essere sempre originale e perfetta. Accettare la mia banalità mi ha permesso di essere più autentica, di condividere le mie idee senza la pressione di dover sorprendere ogni volta.
È attraverso la mia umanità, fatta di errori, ciclicità e semplicità, che posso creare un legame autentico con chi mi legge. E forse, paradossalmente, è proprio questa normalità, questa mancanza di pretesa, a rendere i miei contenuti più significativi per chi si affaccia al mio mondo digitale.
Quindi, continuerò a scrivere, a condividere, a essere me stessa senza la ricerca spasmodica di originalità o perfezione.
Perché nella mia banalità c’è un potere, c’è un’autenticità che parla a chiunque cerchi un legame vero in un mondo così affollato di informazioni.
E alla fine, forse è proprio questo ciò che conta di più: essere autentici, senza paura di essere banali.